mercoledì 23 maggio 2012

La Fanciulla di Vagli. La vera storia


Proseguendo nel rapporto di collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici e Etnoantropologici per le Province di Lucca e Massa-Carrara, con l’insostituibile apporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, dopo la positiva esperienza dell’autunno 2010, con la mostra “Munere mortis. Complessi tombali d’età romana nel territorio di Lucca”, è stato possibile presentare al pubblico nella Casermetta del Museo Nazionale di Villa Guinigi in Lucca il complesso funerario di Vagli di Sopra, venuto in luce e scavato nell’ottobre 2008 in località la Murata (Vagli di Sotto, Lu). La tempestività delle opere di restauro e di studio, contestuali al completamento dell’indagine di scavo nell’area del ritrovamento occasionale, dovuto all’attenzione e alla sensibilità di un cittadino di Vagli – il sig. Moreno Balducci – è stata resa possibile dall’efficienza amministrativa del Comune di Vagli di Sotto, che ha permesso di rendere immediatamente disponibili i finanziamenti erogati con continuità dalla Fondazione.






La mostra si è dunque proposta non solo di presentare in una cornice di supporti documentari che permettesse di apprezzarne ogni aspetto le singolari dotazioni della tomba a cassetta ligure-apuana scavata alla Murata, e di illustrare adeguatamente il monumento funerario nel quale era collocata; nello spirito di testimonianza proprio di queste iniziative, ha voluto – in primo luogo – dar conto dei risultati di un impegno condiviso e partecipato tra Enti locali e statali, e dei proficui risultati a cui questo può condurre, se opportunamente alimentato con flussi finanziari continui, seppure non particolarmente rilevanti. Il successo dei pubblico che ha partecipato all’iniziativa resta la migliore testimonianza della validità del metodo, assieme alla consietnza degli accessi al sito web che metteva a disposizione materiale documentario e l’intero catalogo (http://www.segnidellauser.it/fanciulladivagli).
Il percorso espositivo si è incentrato sull’analisi dei manufatti ceramici che erano impiegati come contenitore cinerario e relativa copertura, e come suppellettile potoria, per vino e birra. Una particolare attenzione è stata rivolta all’illustrazione analitica delle dotazioni per l’abbigliamento e l’ornamento, che offrono un panorama completo della suppellettile femminile corrente nell’area ligure apuana d’età ellenistica (collane in grani d’ambra e cinture provviste di borchie in bronzo), oltre che alla straordinaria massa di fibule di bronzo e – in un caso – d’argento che, assieme alla ceramica a vernice nera, assicurano sulla cronologia della deposizione nei primi decenni del II secolo a.C., per la presenza concomitante di fibule tipo ‘apuano II’ e ‘apuano III’, peculiari le prime del III secolo, in uso ancora nei decenni centrali del II secolo a.C. le seconde. Spirali fermatrecce in argento, anelli in bronzo e in argento, armille in bronzo, una fuseruola in steatite completano il corredo con cui si volle accompagnare nella loro ultima sede, ricavata nel tumulo eretto alla Murata intorno ad un perimetro subcircolare definito da grandi ortostati del marmo apuano, i resti combusti.





All’indagine antropologica condotta da Simona Minozzi è spettato il risolutivo compito di completare l’identikit della defunta della Murata; in effetti, la tradizione di studi sulla cultura ligure, e, in particolare, su quella ligure-apuana d’età ellenistica non lasciava alcun dubbio, sin dal momento della scoperta e dello scavo, sulla pertinenza della tomba ad una donna.
La ricerca della Minozzi – da tempo attiva proprio sui resti combusti delle necropoli liguri-apuane – ha pemesso di circoscrivere fra i 12 e 14 anni l’età della defunta; da qui il titolo della mostra e del volume che la correda, “La Fanciulla di Vagli” (Ciampoltrini, Notini 2011).
Il contesto di Vagli, infine, è stato inserito nelle testimonianze della frequentazione d’età etrusca e ligure della valle del fiume Edron che – anche per le occasioni di valico delle Apuane e di accesso al mare – sono un fattore essenziale per valutare la inusuale composizione delle dotazioni, che restituiscono in forma multipla (di quattro o cinque volte) i capi d’abbigliamento o di ornamento personale delle coeve deposizioni liguri-apuane, in particolare per le collane, le cinture, le armille, le fibule.




Il particolare frangente in cui si svolsero i riti funebri – sono questi gli anni delle guerre romano-liguri, che vedono le Apuane per quasi un ventennio divenbire un campo di battaglia – o fattori culturali meramente congetturali potrebbero essere alternatamente chiamati in causa, senza che per il momento siano disponibili casi paralleli con cui far luce sulla singolare storia della “Fanciulla di Vagli”.
La sala che nel Museo di Villa Guinigi accoglie i complessi tombali della Valle del Serchio e della Versilia, che documentano gli aspetti del rituale funebre dagli inizi del III secolo a.C. fino alla deportazione di comunità liguri nella Piana di Lucca, con il sepolcreto di Marlia degli anni centrali del II secolo a.C., hanno offerto una preziosa cornice per fare della “Fanciulla di Vagli” il punto di partenza in un itinerario museale e nella storia, grazie anche alla presentazione multimediale con cui la mostra accoglieva il visitatore, invitandolo – in italiano e in inglese – a conoscere la cultura dei Liguri-Apuani, e la loro storia, intimamente connessa, anche per la potente suggestione dello scontro di questo popolo con Roma che emana dalle pagine di Tito Livio, alla montagna e alla Valle del Serchio.






Riferimenti bibliografici

Nessun commento:

Posta un commento