Proseguendo nel rapporto di
collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici,
Storici, Artistici e Etnoantropologici per le Province di Lucca e
Massa-Carrara, con l’insostituibile apporto della Fondazione Cassa di Risparmio
di Lucca, dopo la positiva esperienza dell’autunno 2010, con la mostra “Munere
mortis. Complessi tombali d’età romana nel territorio di Lucca”, è stato
possibile presentare al pubblico nella Casermetta del Museo Nazionale di Villa
Guinigi in Lucca il complesso funerario di Vagli di Sopra, venuto in luce e
scavato nell’ottobre 2008 in località la Murata (Vagli di Sotto, Lu). La tempestività
delle opere di restauro e di studio, contestuali al completamento dell’indagine
di scavo nell’area del ritrovamento occasionale, dovuto all’attenzione e alla
sensibilità di un cittadino di Vagli – il sig. Moreno Balducci – è stata resa
possibile dall’efficienza amministrativa del Comune di Vagli di Sotto, che ha
permesso di rendere immediatamente disponibili i finanziamenti erogati con
continuità dalla Fondazione.
La mostra si è dunque proposta non
solo di presentare in una cornice di supporti documentari che permettesse di
apprezzarne ogni aspetto le singolari dotazioni della tomba a cassetta
ligure-apuana scavata alla Murata, e di illustrare adeguatamente il monumento
funerario nel quale era collocata; nello spirito di testimonianza proprio di queste
iniziative, ha voluto – in primo luogo – dar conto dei risultati di un impegno
condiviso e partecipato tra Enti locali e statali, e dei proficui risultati a
cui questo può condurre, se opportunamente alimentato con flussi finanziari
continui, seppure non particolarmente rilevanti. Il successo dei pubblico che
ha partecipato all’iniziativa resta la migliore testimonianza della validità
del metodo, assieme alla consietnza degli accessi al sito web che metteva a
disposizione materiale documentario e l’intero catalogo (http://www.segnidellauser.it/fanciulladivagli).
Il percorso espositivo si è incentrato sull’analisi dei
manufatti ceramici che erano impiegati come contenitore cinerario e relativa
copertura, e come suppellettile potoria, per vino e birra. Una particolare
attenzione è stata rivolta all’illustrazione analitica delle dotazioni per
l’abbigliamento e l’ornamento, che offrono un panorama completo della
suppellettile femminile corrente nell’area ligure apuana d’età ellenistica
(collane in grani d’ambra e cinture provviste di borchie in bronzo), oltre che
alla straordinaria massa di fibule di bronzo e – in un caso – d’argento che,
assieme alla ceramica a vernice nera, assicurano sulla cronologia della
deposizione nei primi decenni del II secolo a.C., per la presenza concomitante
di fibule tipo ‘apuano II’ e ‘apuano III’, peculiari le prime del III secolo,
in uso ancora nei decenni centrali del II secolo a.C. le seconde. Spirali
fermatrecce in argento, anelli in bronzo e in argento, armille in bronzo, una
fuseruola in steatite completano il corredo con cui si volle accompagnare nella
loro ultima sede, ricavata nel tumulo eretto alla Murata intorno ad un
perimetro subcircolare definito da grandi ortostati del marmo apuano, i resti
combusti.
All’indagine antropologica
condotta da Simona Minozzi è spettato il risolutivo compito di completare l’identikit della defunta della Murata; in
effetti, la tradizione di studi sulla cultura ligure, e, in particolare, su
quella ligure-apuana d’età ellenistica non lasciava alcun dubbio, sin dal
momento della scoperta e dello scavo, sulla pertinenza della tomba ad una
donna.
La ricerca della Minozzi – da
tempo attiva proprio sui resti combusti delle necropoli liguri-apuane – ha
pemesso di circoscrivere fra i 12 e 14 anni l’età della defunta; da qui il
titolo della mostra e del volume che la correda, “La Fanciulla di Vagli”
(Ciampoltrini, Notini 2011).
Il contesto di Vagli, infine, è
stato inserito nelle testimonianze della frequentazione d’età etrusca e ligure
della valle del fiume Edron che – anche per le occasioni di valico delle Apuane
e di accesso al mare – sono un fattore essenziale per valutare la inusuale
composizione delle dotazioni, che restituiscono in forma multipla (di quattro o
cinque volte) i capi d’abbigliamento o di ornamento personale delle coeve
deposizioni liguri-apuane, in particolare per le collane, le cinture, le
armille, le fibule.
Il particolare frangente in cui si svolsero i riti funebri
– sono questi gli anni delle guerre romano-liguri, che vedono le Apuane per
quasi un ventennio divenbire un campo di battaglia – o fattori culturali
meramente congetturali potrebbero essere alternatamente chiamati in causa,
senza che per il momento siano disponibili casi paralleli con cui far luce
sulla singolare storia della “Fanciulla di Vagli”.
La sala che nel Museo di Villa
Guinigi accoglie i complessi tombali della Valle del Serchio e della Versilia,
che documentano gli aspetti del rituale funebre dagli inizi del III secolo a.C.
fino alla deportazione di comunità liguri nella Piana di Lucca, con il
sepolcreto di Marlia degli anni centrali del II secolo a.C., hanno offerto una
preziosa cornice per fare della “Fanciulla di Vagli” il punto di partenza in un
itinerario museale e nella storia, grazie anche alla presentazione multimediale
con cui la mostra accoglieva il visitatore, invitandolo – in italiano e in inglese – a conoscere la cultura dei
Liguri-Apuani, e la loro storia, intimamente connessa, anche per la potente
suggestione dello scontro di questo popolo con Roma che emana dalle pagine di
Tito Livio, alla montagna e alla Valle del Serchio.
Riferimenti bibliografici